Letture e riletture


25.2.03
Recensione inviata da Auro
Ho letto Il maestro di nodi di Massimo Carlotto (edizione e/o, 2002, € 13,00).
Ennesimo episodio della saga dell'Alligatore, se non sbaglio è il quinto episodio. In questo breve e veloce episodio (dal mio punto di vista - assolutamente personale - troppo breve, soprattutto visto il costo del libro) l'Alligatore e i suoi soci (Max e Beniamino) affrontano a viso aperto il lato più oscuro del sadomasochismo, scontrandosi con una realtà occulta e omertosa. Omicidi e rapimenti sotto l'occhio indagatore delle videocamere. Con scivoloni - nella maggior parte dei casi assai azzeccati - nella realtà di oggi: il carcere, la violenza costituita e gli scontri di Genova. Massimo Carlotto, a lungo latitante e graziato per un omicidio mai commesso, ha scritto oltre ai gialli della saga dell'Alligatore, romanzi e racconti per bambini e due perle come Il fuggiasco e Le irregolari, nei quali la realtà autobiografica di un uomo perennemente in fuga (da tutti e dal passato, anche quello familiare) diventa la realtà del lettore. Con tratti e verità impossibili da dimenticare.
Auro




24.2.03
Pino Cacucci, La polvere del Messico, 1996
Avevo appena iniziato questo libro preso in prestito dalla solita biblioteca rionale quando una ragazza messicana incontrata a Radio Popolare corroborò l'impressione da me ricavata già dopo le prime pagine: "Questo sì che è buono, non è roba per turisti!" Aveva ragione: in questo libro che non è un romanzo pur accompagnando il moltiplicarsi di storie presenti passate e forse future, il narrare di Pino Cacucci è quello di un viaggiatore vero. Uno sguardo, una presenza che oltre a individuare ed esplorare percorsi, luoghi e ambienti inusitati, riesce a coglierne quanto va al di là di una percezione da estraneo. Si immerge e ci fa immergere nell'enorme ricchezza di sensazioni regalate da un paese che è tutto un mondo e che può essere tutto il mondo. "Uno di quei luoghi dove si comincia a capire qualcosa solo quando si rinuncia a capire."
Giulio Pianese, ovvero Zu



23.2.03
Recensione inviata da Auro
Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano, Einaudi, 2002 (traduzione di Maurizia Balmelli).
Bello! Bello! Bello!
Un giallo fuori dal comune scritto da Fred Vargas (origini francesi), ambientato a Parigi con chiaro stampo USA. I protagonisti sono fuori dai canoni, ma pieni - forse per questo - di sfaccettature. Perfettamente descritti e studiati. Storici che diventano curiosi e risolutori di misteri. Sotto l'occhio vigile di un poliziotto corrotto. Una storia semplice e non troppo barocca, ma con spunti geniali. Che tiene attaccati alle pagine e affamati di verità. Che arriva a piccole dosi... Lo stampo USA importato nell'Ilê de France non puzza però né di banalità né di "strafare". Gli angoli delle vie, la corrente della Senna, la erre arrotolata si sentono e si trasformano in protagonisti. Insomma non c'è la versione Clouseau di Lloyd, ma un Maigret che si è fatto avanti coi tempi. Levandosi vecchi stereotipi di dosso. Secondo episodio di una "saga" (il primo libro si intitola Io sono il tenebroso), Chi è morto alzi la mano vale veramente la pena. Non aspettatevi la versione economica, a casa Einaudi non esiste questo termine....
p.s. dimenticavo: Fred Vargas è donna, una donna che sa scrivere decisamente bene. Cherchez la femme.
Auro




22.2.03
Informazione inviata da Auro
Scorrendo gli archivi del blog ho visto che tale Monika Schmidt chiede info su Papalagi. Il libro in questione è stato pubblicato da Stampa Alternativa nella collana Millelire. In molti casi questi libri o si trovano ancora in libreria (era stato un successone, io ne avevo comprato tipo 40 copie) o possono essere ordinati direttamente a loro: infatti, lo hanno rieditato in versione "costosa".
Auro

Avevo già risposto a Monika, ma ricevo e pubblico con molto piacere la tua integrazione, che realizza in modo esemplare l'interazione sempre auspicata. Zu



21.2.03
Contributo inviato da Strelnik
In letteratura, se penso ai bimbi che stanno male, mi vengono in mente le privazioni e le stanzucce raccontate da Dostoevskij, le percosse stigmatizzate da Tolstoj, le starvations primo-industriali di Dickens, le denutrizioni gridate da Zola. Edward Bunker poi ce l'ha come chiodo fisso, nella sua produzione letteraria e pure in testa, che un'infanzia o un'adolescenza crudele diventa insopportobile e invedibile. E la società, prima o poi, di 'ste ingiustizia qui ne paga il fio, con conseguenze terribili per tutti.
Vernon God Little è un libro terribile per questo: scritto da un autore giovanissimo, DBC Pierre, mostra, senza troppi scrupoli, come le privazioni che un tempo partivano da ristrettezze economiche e materiali, adesso si sian fatte più sottili e bastarde. Ma riconoscibilissime: pure quando son sotto l'egida stars&stripes dello stato più potente del mondo: surreale nella sua plastica e cibi grassissimi, diete punti, dirette televisive nelle aule di giustizia. Dov'anche i bimbi son trattati come segmenti di mercato e il Grande Fratello c'ha la la faccia a culo d'entrare nel braccio della morte d'un penitenziario -chè poi mica tutti si chiaman Vernon Piccolo Dio. Merdaskifa: a me l'Amerika, vista così, mi fa mica niente bene.
Strelnik




20.2.03
Recensione inviata da Auro
Colaprico - Valpreda, Quattro gocce d'acqua piovana, Marco Tropea Editore.
Avevo già letto La nevicata dell'85 e ho approfittato della riedizione dei titoli precedenti (non tanto per la morte di Valpreda, quanto per l'uscita della Primavera dei Maimorti) per comprare appunto il primo della saga di Pietro Binda. Mi è parso molto bello, molto avvicente nella sua semplicità e linearità. Niente inseguimenti a sirene spiegate, niente risse, botte da orbi, droga buttata come segnalibro, violenze e puttane. Personaggi chiari e limpidi e molto facili da amare e da riconoscere nei nostri gesti, nelle nostre ansie, nei nostri sorrisi. Una vita normale di un maresciallo a Milano, la Milano di qualche anno fa con uno squarcio su quella più recente. La voglia di inseguire le vie e riproporsele mentalmente facendo gli itinerari di Kalì e Binda. E accorgersi che quello che vediamo noi, non sempre coincide con quello che vedono gli altri (nella descrizione della zona Brera, Colaprico e Valpreda prendono come punti di riferimento locali, negozi, monumenti, che io difficilmente ricordo; con la stessa ovvietà io
prenderei come riferimenti cose che loro ritengono poco significative). Per fortuna.
Molto bello. molto leggibile. Ottima compagnia.
Auro




17.2.03
Contributo inviato da Sa'
Pappagalli verdi - Gino Strada
Un libro che un po' mi ha cambiato; sono sempre stata contro la guerra, ma non ho mai fatto nulla di concreto; era sempre rimasta una mia opinione, adesso invece mi guardo attorno, intanto ho firmato per la pace sul sito di EMERGENCY. Non pensavo che nel mondo ci fossero così tanti paesi ancora in lotta; tra partiti, tra popoli troppo diversi e ostinati per vivere sulla stessa terra. Guerre che non si fermano mai che ormai per la durata e i motivi non fanno più notizia nemmeno nei telegiornali. E pensare che questo libro mi è stato regalato per il mio compleanno e lo guardavo con una certa curiosità; mi chiedevo, bello un libro, ma non è il mio genere, sfogliavo le pagine molto dubbiosa, mi piacerà? Alla fine mi sono messa a leggerlo e solo dopo la prima pagina ne sono rimasta colpita, per la realtà dei fatti, perché è diretto non si perde in lunghi preamboli o descrizioni lunghissime. Per il passaggio da territori vasti pieni di natura, belli da togliere il fiato, a zone ancora civilizzate e città semidistrutte, abitate da chi non vuole lasciare la propria casa e le proprie cose. Mi ha sconvolto la descrizione di come esplode una mina e gli effetti sul corpo umano; un oggetto così piccolo, con un detonatore grande quanto il cappuccio di una biro, può distruggere una vita. Le storie di tutti i bambini mutilati dalle mine che riescono a trovare la forza di andare avanti a vivere in un paese martoriato dai conflitti. Sono forti e colpiscono nell'animo anche i sensi di colpa di Gino Strada per una scelta fatta in un momento di rabbia, per aver forse tolto alla moglie e alla figlia tempo ed affetto, per sentirsi in certi momenti impotente davanti ai mille problemi di territori in guerra. Conserverò questo libro per farlo leggere un giorno ai miei figli.
Sa'




12.2.03
Segnalazione inviata da Sabina Moscatelli
Volevo segnalarvi un libro di poesie: Vivian Lamarque, Poesie 1972-2002, ed. Mondadori Oscar. Il volume raccoglie l'opera omnia in versi della Lamarque, difficilmente reperibile altrimenti.
Ho scoperto Vivian Lamarque ormai molti anni fa, leggendo i suoi leggiadri interventi nel Corriere della Sera. Mi ha affascinato, e continua a piacermi, la sua capacità di giocare con le parole, con le rime che - dietro il gioco infantile - celano il dolore e lo stupore. Il dolore dignitoso delle nostre esistenze senza eroismi, lo stupore genuino nei confronti della realtà, che redime la stanchezza del vivere quotidiano. Mi piace la semplicità del verso, che non è mai banalità, ma un linguaggio originale, un pretesto per l'ironia. Ve ne propongo una, adatta al dibattito di questi giorni:
Girogirotondo casca il mondo
casca la terra
si alza la Guerra.

La Guerra si alza
si sdraiano i vivi
si alzano i morti
i vivi diventano morti.

Come gioca la Guerra
oh guarda un bambino
sotto la terra.
Per chi di voi ha bambini piccoli o è semplicemente un appassionato di letteratura infantile, segnalo della stessa autrice i racconti quali La minuscola bambina B, Unik, storia di un figlio unico e tutti gli altri.
sabina




6.2.03
Nadia Fusini, Due volte la stessa carezza, 1997
Fin dove arriva il fato, dove il libero arbitrio? Quando scegliere significa capire qual è il proprio destino, i lembi si sovrappongono...
Un romanzo pieno di luce abbagliante, eppure offuscata da una penombra malinconicamente pervasiva. Il piano narrativo si sdoppia come la vita della protagonista, quasi una volontaria reincarnazione che sfiora l'annullamento della personalità. Sensualità, attesa, trascendenza e carnalità si mescolano in un raccontare che volentieri si fa impalpabile e ricercato.
Giulio Pianese, ovvero Zu



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