Letture e riletture


24.11.09
Gianrico Carofiglio, L'arte del dubbio
Di fatto è un saggio, ma l'esitazione a definirlo tale quando me l'hanno chiesto mentre lo leggevo la dice lunga sulla fluidità di scrittura e sulla capacità di affabulazione del magistrato-romanziere barese, capace di rendere per lunghi tratti di gradevole lettura persino questo manuale sulle tecniche di interrogatorio.
Giulio Pianese, ovvero Zu



26.10.09
Annibale Pepe, Ostaggio
Dalla narrazione di un sequestro si dipana un racconto che riesce a procedere a ritroso in modo agile e senza appesantire, anzi andando ad arricchire di spessore e densità l'azione presente ripresa, descritta e vissuta. Una scrittura dotata di lucida passione e senso della frase.
Giulio Pianese, ovvero Zu



14.10.09
Jane Austen, Pride and Prejudice
L'ho riletto e confermo quanto ebbi a dire cinque anni fa, anzi, m'è piaciuto ancora di più.
Rimasi incantato dall'arguzia delle primissime pagine e continuai la lettura, apprezzando l'ironia narrativa molto moderna (come d'altronde capita in altri romanzi del '700 inglese).
Vicende molto legate a contesto socio-culturale dell'epoca, ma trattazione sicuramente molto più evoluta (non si avverte il peso del narratore onnisciente, né il paternalismo di quei testi in cui tutto deve essere spiegato e il lettore accompagnato passo passo).
Giulio Pianese, ovvero Zu



21.6.09
Ermanno Olmi, Ragazzo della Bovisa
Un raccontare che pare il tocco lieve di una mano grande e un po' ruvida sulla spalla di un ragazzo pudico ma dagli occhi sgranati sul mondo.
Un mondo che si svela poco a poco sul piano delle esperienze personali, tra affetti familiari e nuove conoscenze, per un quinquennio cruciale lungo il quale la Storia, irrompendo iraconda sullo sfondo del vivere e del morire, muta anche le geografie del protagonista, tra la casa in Bovisa, la colonia sul Lago Maggiore e la Treviglio campagnola.
La scrittura del vecchio regista si dipana con naturalezza e sobrietà, sapendo cogliere nel segno quando deve. Del cinematografico ha le virtù, mentre dispensa un'autenticità plurisensoriale, riuscendo così a far vivere dinamicamente le scene e trasmettendone nel contempo il valore intimo.
Giulio Pianese, ovvero Zu



17.5.09
Mario Benedetti, Grazie per il fuoco (traduzione di Gianni Guadalupi e Marcello Ravoni)
All'inizio non mi stava convincendo, poi gradatamente ho apprezzato non poco questo racconto di percorsi personali e sociali d'Uruguay che si espande in più direzioni (tra reminiscenze, vicende e intenti) e da diversi punti di vista (vari personaggi non solo di contorno, e la narrazione che alterna 1a e 3a persona).
Giulio Pianese, ovvero Zu



1.4.09
Alejandro Jodorowsky, Psicomagia. Una terapia panica (traduzione di Silvia Meucci)
Il terapeuta matto, di una pazzia allegra e sana, si ripropone di sanare sé e gli altri imponendosi col potere dei simboli sulle ritrosie bloccanti dell'inconscio.
Di piacevole lettura e probabilmente utile.
Un particolare: a proposito della divinazione, questo specialista dei tarocchi spiega il suo rifiuto di predire il futuro, in quanto ogni predizione si proporrebbe come modello da seguire, mentre il vedere oltre deve servire a capire e far capire quali siano i nodi personali da sciogliere ora.
Giulio Pianese, ovvero Zu
(incontro marzo 2004)



31.3.09
Gabriele Romagnoli, L'unico al mondo
Breve come dev'essere un corto, rapido come un apologo, completo come un buon libro.
Giulio Pianese, ovvero Zu
(nella collana "Corti di Carta" pubblicata dal Corriere della Sera, 2008 n°7)



28.2.09
Recensione di Massimo Morelli
Diego De Silva, Non avevo capito niente
Vincenzo Malinconico è un avvocato di Napoli di 42 anni, separato, che ha pochissimo successo nel lavoro e anche nella vita. Improvvisamente gli capitano un sacco di cose tutte insieme: attira l'attenzione di una collega molto carina e entra senza volere nel giro degli avvocati di camorra, per cui è seguito da una strana e indesiderata guardia del corpo. Il succo della storia è l'atteggiamento di Vincenzo che teorizza su tutto quello che gli capita, trovando il lato ironico anche alle situazioni più serie, come quando deve difendere un "becchino di camorra", uno che per mestiere fa a pezzi e smaltisce cadaveri.
Questo tipo di riflessioni "alla Hornby" sono la tomba di centinaia di libri perché sembrano molto facili. Noi tutti abbiamo teorie strampalate sulla vita con le quali facciamo ridere gli amici in compagnia, perché non riempirci un romanzo e diventare ricchi e famosi? Che ci vuole, se ci è riuscito Hornby ci posso riuscire anch'io. E non ci riesce nessuno. Invece, sorprendentemente, De Silva ce la fa. Il romanzo è divertente e ben scritto. Grazie a chi me l'ha segnalato.
Massimo Morelli



31.1.09
Recensione di moscafe
Massimo Carlotto, Cristiani di Allah (con CD Audio)
Un noir mediterraneo
Algeri la bianca, perla dell'impero ottomano, metà del '500: Redouane è un Rais, il capitano di una nave corsara al soldo dei turchi. Ma il suo vero nome è un altro: perché Redouane è un ex-lanzichenecco che ha rinnegato la fede cattolica per poter vivere il suo amore proibito con un compagno d'armi. Corsaro rinnegato sodomita in cerca di una libertà difficile, in fuga dal Sant'Uffizio da una parte, dai giannizzeri del sultano dall'altra, in un Mediterraneo già moderno agitato da alleanze instabili e abiure di comodo, bandiere bugiarde e scorrerie sanguinose.
Da leggere ascoltando la bellissima la colonna sonora.
moscafe



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