Letture e riletture |
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impressioni o le proprie emozioni. |
15.12.22
Lettura inviata da Franco Gialdinelli
Ho amato Ken Follet come allievo del grande Forsyth; i primi romanzi, per quanto un po' meno coraggiosi e un po' più tendenti al commerciale di quelli del suo maestro, erano comunque spettacolari (La cruna dell'ago e Triplo in testa); poi si è un po' perso via.
Codice a zero, nella sua fondamentale essenzialità e semplicità, è un sicuro punto di ripresa e non è neanche troppo di cassetta. Il paragrafo iniziale di ogni capitolo, dove spiega come funzionava il missile che portò in orbita il primo satellite artificiale americano "Explorer I", è un gioiello di storia della tecnologia.
Tra l'altro il libro l'ho letto per caso: al tempo ero ancora iscritto al Club degli Editori (che se hai voglia di starci un po' dietro vale anche la pena) e dimenticai di mandare, allora già tramite Internet, l'avviso che non volevo ricevere il Libro del mese, Codice a Zero, appunto; quando il libro mi arrivò pensai di provare a leggerlo prima di mandarglielo indietro, sai mai. E adesso sta là, con la sua bella copertina rigida (uno dei motivi principali per cui sono stato iscritto al Club per 5 anni erano proprio le edizioni in copertina rigida... se poi c'era anche il segnalibro di stoffa, come nelle Metamorfosi di Ovidio o nelle raccolte di Simenon, era pura libidine!) e, guarda caso, accanto al suo maestro Forsyth; prima di lui c'è Flaubert che lo guarda un po' storto, ma si sa: i francesi sono un po' così!
:-)
Franco G. 7.7.20
J.K. Rowling, The Casual Vacancy Un romanzo che non c'entra niente con la strafamosa serie di Harry Potter e che sei anni fa mi ero ritrovato a sfogliare quasi per caso, appena sfiorato da un minimo di curiosità, per poi divorarlo goloso. Ora posso dire che alla seconda lettura è ancora meglio. L'autrice sa davvero scrivere e lo fa senza appiopparti inutili passaggi di ridondanza professionale che si trovano in altri autori di grido. Al lettore non vengono chiarite subito le interrelazioni tra i personaggi, le cui caratteristiche si scoprono e approfondiscono un poco alla volta, come quando nella vita reale si comincia a conoscere qualcuno (e mai si finisce). Da un improvviso decesso, l'assenza che si viene a creare tocca in un modo o nell'altro tutti gli abitanti di un borgo della provincia inglese. Il seggio vacante diviene non solo il motivo del contendere, ma l'occasione per portare in superficie tensioni sociali, familiari e personali di ogni generazione, facendo esplodere i problemi e le asprezze che sottendono la cupola idilliaca deputata ad ammantare la piccola località. La realtà è cruda, spesso fino all'intollerabile, il tessuto sociale è un intrico di verità difficili, in cui ciascuna esistenza porta il proprio fardello, diverso per ogni età e condizione. La vita e le sue ansie, il fiume e le sue anse, e ogni personaggio il suo ansare. Giulio Pianese, ovvero Zu 2.11.16
Cécile Coulon, La casa delle parole (traduzione dal francese di Tatiana Moroni) Attraverso lo sguardo di un Agente speciale analfabeta puntato su spettatori in preda a fremiti incontrollati in occasione di letture pubbliche, la narrazione si dipana alternandosi a pagine di misteriosi appunti non datati: così questa distopia procede come storia semplice e avvincente che parla di controllo sociale e potere, di parole e libri, di crisi e derive, di emozioni e proibizioni, di negazione e affermazione del mondo e di sé. Giulio Pianese, ovvero Zu 4.10.16
Pino Cacucci, Quelli del San Patricio Le nefandezze degli Stati Uniti nella "Mexican War" di metà Ottocento. La guerra raccontata da chi l'ha combattuta dalla parte dei perdenti pur di non perdere la dignità. Giulio Pianese, ovvero Zu 28.9.16
Massimo Moruzzi, What Happened To Advertising? What Would Gossage Do? If you are interested in advertising, you should read this. If you are dealing with advertising on the Internet, you must. Massimo Moruzzi aka *dotcoma is not going to waste your precious time. He is quick and to the point, he distils what should have been known for ages (but isn’t), such as the difference between sales and “likes”, customers and followers, effectiveness and fluff. All statements are carefully referenced, with examples, quotes, links and data to support them. Actually, the apparatus of notes is so rich and detailed that it is almost a book within the booklet. What is the point of “branding” if it doesn’t affect your bottom line? Rather than aiming at “brand awareness”, you need to raise your own strategy awareness. Pop-ups do not rock. Nor do Facebook fake fans, twitter fake followers, and the likes of them. Quantity cannot replace creativeness. Every Internet user got bored of intrusively obtrusive banners of any sort a long time ago, and many have learnt to ignore or dodge them ever since. Why bother to go on squandering your money, time and effort on them in the first place? Banner ads… Luckily enough, he is speaking of the invisible to me; when at home, I simply totally forget the supposedly enormous bunch of colourful lies lying behind my AdBlock shield. Giulio Pianese, ovvero Zu 31.5.16
Lynda Mullaly Hunt, Un pesce sull'albero (traduzione di Sante Bandirali) Un pesce sull’albero è una bella scoperta. L’agile e divertente romanzo di Lynda Mullaly Hunt, nella traduzione di Sante Bandirali, è un libro destinato ai ragazzi e risulta altrettanto coinvolgente e piacevole anche ai lettori adulti. È scritto in prima persona dal punto di vista di Ally Nickerson, ragazzina di prima media alle prese con due ostacoli per lei insormontabili: leggere e scrivere. Le parole scritte sono un vero incubo, le lettere si muovono e sfuggono alla sua comprensione. Ogni giorno questa difficoltà le causa non solo problemi scolastici, ma anche disagi nelle relazioni coi coetanei. La brillante protagonista è ovviamente dislessica, ma non lo sa e non ne sono consapevoli neppure gli adulti attorno a lei, a scuola e a casa. L’arrivo di un nuovo insegnante pone le basi del cambiamento. Si rivolge alla classe con modalità meno scontate e in alcuni casi rivoluzionarie, innesca reazioni e evoluzioni tra gli alunni e poi anche in Ally. Alla crescita personale si accompagna la nascita di rapporti di amicizia, i ragazzini si aiutano a vicenda, scoprono il loro valore intellettivo e umano, fino a confermare la massima di un dislessico illustre, Albert Einstein, che ha ispirato il titolo: Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido. È interessante scoprire che tutti possiamo trarre giovamento dai metodi alternativi di apprendimento messi in opera per aiutare i dislessici. Facilitano la ricerca di percorsi migliori a memorizzare o a comprendere le connessioni logiche. Per esempio, allorché ci accingiamo a comporre un puzzle da due o tremila pezzi e consideriamo indispensabile l’immagine di riferimento che ci mostra il quadro d’insieme, capiamo per analogia l’utilità di una mappa concettuale sotto forma di raffigurazione grafica come ausilio a chi è predisposto a pensare per immagini (visual thinker). Per fortuna, oggi è sempre più diffusa la consapevolezza di quanto sia possibile e doveroso affrontare i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) in modo costruttivo. Il vero problema sono le risorse a disposizione degli insegnanti, troppo spesso troppo limitate in termini di tempo e di strumenti. Nella nota in calce al romanzo il traduttore precisa di avere adottato l’espressione «differenze di apprendimento», vigente nei paesi anglosassoni, in luogo di «disturbo dell’apprendimento», poiché fornisce un quadro troppo medicalizzato della dislessia. Sono d’accordo, e una cosa che cerco di insegnare ai miei piccoli allievi è che tutti quanti devono rendersi capaci di affrontare e superare le fatiche, a prescindere dal modo in cui si arriva al risultato. Alla fine si evita di trincerarsi dietro una certificazione non certo sufficiente a definirli né a farli crescere al meglio delle loro potenzialità. Giulio Pianese, ovvero Zu (già per N.d.T.) 26.8.14
Iván Repila, Il bambino che rubò il cavallo di Attila (traduzione di Maria Nicola) Due fratelli intrappolati in un pozzo profondo sette metri. Impianto e incipit richiamano quelli di Agota Kristof nella Trilogia della città di K., le fasi allucinatorie alcune pagine di Bolaño e tuttavia, sebbene siano biglietti da visita più che lusinghieri, la voce di questo giovane autore (classe 1978, con questo breve romanzo è alla sua seconda opera) si staglia con una propria individualità, per temi e trattazione. C'è una densità notevolissima nei brevi capitoli, contrassegnati dai numeri primi (come in Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Haddon), eppure la lettura procede fluida malgrado i turbamenti derivanti dalla situazione, di cui attraverso le parole si percepiscono fortemente e a livello fisico materia e spirito. Giulio Pianese, ovvero Zu 7.8.14
Julian Barnes, Livelli di vita (traduzione di Susanna Basso) Sono come due libri in uno. Davvero, e te ne accorgi se prendi una pagina a caso di quelle iniziali e una qualsiasi tra le ultime. Se invece procedi nella lettura secondo l'ordine prestabilito, il passaggio dalle curiosità e dall'altezza alla profondità e all'intimità avviene con una gradualità garbata. Il libro, comunque, ha una sua unità, soprattutto grazie alle allusioni e ai riferimenti incrociati. Così come per un essere umano, lo capisci e apprezzi meglio se ne conosci le fasi precedenti. E in qualche modo, riesce a raccontare l'inspiegabile. Giulio Pianese, ovvero Zu
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