Letture e riletture |
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6.2.04
Recensione inviata da Mario Incastrati
Letto e moschetto. Amori, passioni, ipocrisie del ventennio fascista di Simona Vignolo Se la sala del Mappamondo di Palazzo Venezia potesse parlare racconterebbe le gesta di un uomo, Benito Mussolini, che si vantava di saper trattare la folla con la stessa intensità che merita un rapporto amoroso ma che poi, nell'intimità delle stanze del potere, scopava restando vestito di tutto punto, imprecando frasi ingiuriose all'indirizzo dell'amante in un crescendo erotico lungo come quella manciata di minuti che occorrevano al duce per arrivare all’orgasmo. Bigamo, libertino e perfino cornuto, Benito Mussolini ben incarna le contraddizioni che il regime fascista impose alle camere da letto degli italiani. Contraddizioni analizzate da Simona Vignolo nel suo Letto e moschetto, un viaggio negli amori, nelle passioni ma soprattutto nelle ipocrisie che caratterizzarono il ventennio fascista in campo sessuale. Un campo apparentemente delimitato dall'angusta figura della donna tutta casa e chiesa propagandata dal regime ma, in realtà, assai più intensamente vissuto nei decadenti casini di lusso ove i gerarchi fascisti erano soliti passare il proprio tempo libero. Dalle memorie di anziane tenutarie di bordello sono giunti fino a noi i gusti e le preferenze di quest'umanità in camicia nera: la passera e il culo per il duce, gli occhi e il seno per Galeazzo Ciano, la bocca per Alessandro Pavolini, ancora il culo per Ettore Muti. Erano questi i personaggi che, in un paese povero e contadino come l'Italia, potevano permettersi nottate fatte di mantenute di lusso e coppe di champagne. Il resto del paese faceva l'amore alla chetichella, tra i filari di vigna e nei granai. Poi ci avrebbe pensato la seconda guerra mondiale a far rimpiangere a tutti l'innegabile verità di una vecchia poesiola antifascista dedicata alla mamma del dittatore: "Se Rosa, presa da improvvisa luce / la sera in cui fu concepito il duce / avesse dato al fabbro predappiano / invece della sorca il deretano / l'avrebbe preso in culo quella sera / Rosa soltanto e non l'Italia intera." Mario Incastrati
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