Letture e riletture


2.2.04
Presentazione inviata da Simona Tavella
....Sì: il mio amico mi ha parlato di lui. Sì: mi ha detto come lo chiamano. Luther Blissett. In che senso non sapete cos'è Luther Blissett? Luther Blissett è un nome collettivo, un nome multiplo, tutti quelli che fanno qualcosa e poi si firmano così, artisti e corsari informatici. Un'identità di comodo. Dire Luther Blissett è come dire: niente.
(Carlo Lucarelli, Almost Blue, Einaudi 1997)
Q viene pubblicato nel 1999, ma già da cinque anni Luther Blissett pubblica articoli, tempesta le redazioni dei giornali di notizie sempre rigorosamente credute vere e rivelatesi bufale pazzesche, parla alla radio con voci diverse che hanno sempre lo stesso nome, compone musica, realizza cortometraggi, improvvisa happening; per dirla con le sue stesse parole:
Blissett si propone con forza come uno degli spettri del Millennio che sta per scoccare, un nome collettivo [grazie al quale] soggetti diversi in contesti diversi agiscono portando la stessa maschera, contribuendo a creare la fama di un gigantesco e poliedrico spettro dell' immaginario collettivo.
(Pre-presentazione di Q, Luther Blissett)
Cerchiamo di capire: Luther Blissett sono musicisti, registi, conferenzieri a volto coperto e scrittori.
Scrittori veri, attenzione, non incerti dilettanti, ma persone capaci di raccontare con uno stile omogeneo e avvincente uno dei periodi storici più travagliati d'Europa: i trent'anni che vanno dall'affissione delle Tesi Luterane alla porta della cattedrale di Wittemberg al concilio di Trento; anni raccontati nel romanzo da uno che c'era, che ne vede e passa di tutti i colori, che muore come studentello di teologia per rinascere successivamente agitatore con Thomas Muntzer, anabattista a Munster, truffatore ad Anversa, tenutario di bordelli a Venezia, stampatore in giro per l' Italia, monaco eretico vicino Ferrara, mercante a Istanbul. Sappiamo di lui che aspetto abbia ma non il suo nome: continua a cambiarlo, ma sotto qualunque identità porta avanti con coerenza determinazione rabbia ferocia tristezza gioia il suo piano: dare voci, armi, soldi a chi abbia voglia di cambiare le regole del gioco, a chi non si accontenta, a chi non vuole chinare la testa.
Ma il Nostro (come tutti gli eroi che si rispettino) ha anche un nemico: Qoelet, Q appunto, il suo alter ego, che per la legge dei contrari che entrano in rotta di collisione ha un nome solo che conosciamo bene ed un solo mestiere: quello di informatore ed esecutore di ordini del cardinale Giovanni Pietro Carafa: Grande Vecchio del potere di Roma, il cui unico scopo non è il potere personale, non solo almeno, ma anche e soprattutto che la Chiesa continui in eterno a esercitare il controllo sulle coscienze e per raggiungere tale obbiettivo è disposto a cucire e disfare alleanze, a vendere, a comprare, a tradire. Carafa è la mente, Q il consigliere e l'esecutore di cui sappiamo tutto, ma fino alla fine non conosciamo il volto.
Se Q fosse solo questo sarebbe forse già abbastanza: un bel romanzone storico, pieno di colpi di scena; finalmente qualcosa di diverso dagli scrittori ossessionati dalla contemplazione compiaciuta del proprio smisurato ego, dediti alla descrizione minuziosa di ansie, tic, manie proprie che - grazie alla loro Meravigliosa Arte della Scrittura (una prosa spesso ombrosa e intellettualoide da diario metropolitano) diventano paradigmatiche dell'universa inquietudine del mondo occidentale.
A mio avviso però la vera forza di Q è che L. Blissett abolisce (oltre all'unità di tempo, luogo e azione) il Personaggio Principale. Una vera rivoluzione, se ci pensate. Q è un arazzo, un enorme affresco in cui si colgono scene figure volti gruppi isolati, ma in cui tutti i personaggi, a ben guardare, sono disegnati con la stessa dimensione, con la stessa cura: hanno tutti la stessa rilevanza rispetto al racconto. Perfino i due antagonisti, Senza Nome e Senza Volto, per loro stessa ammissione sono figure sullo sfondo. Non esiste il primo piano, esiste la carrellata che inquadra e pone alla ribalta di volta in volta eretici, cardinali, papi marrani, soldati, puttane, gentildonne, truffatori... I veri protagonisti non sono gli uomini, sono le idee, il denaro, il potere.
Il successo è clamoroso, tanto è singolare l'idea, tanto accurata e piacevole la scrittura che molti hanno pensato a un grande scrittore celato dietro l'anonimato. Siamo seri: quattro signori Nessuno che arrivano a tanto?!? Nahh, dietro dev'esserci Qualcuno! ...Eco? ...Lucarelli? Comincia la caccia all'uomo. E posso solo immaginare le risate dei Magnifici Quattro.
Simona



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