Letture e riletture


21.9.03
Lettura inviata da Franco Gialdinelli
Avevo appena, e un po' a malincuore, lasciato il fianco dell'affascinante e sconosciuto antieroe protagonista di Q, quando mi sono trovato a far da scudiero, anzi da giullare, ad un personaggio invece conosciutissimo: Sua Maestà Enrico VIII, Re d’Inghilterra e Francia, artefice dello scisma – a tutt'oggi in essere - della chiesa inglese da quella romana, della condanna a morte di S. Tommaso Moro, il sovrano dalle sei mogli, di cui due ripudiate e altrettante fatte decapitare; tutto ciò in Il re e il suo giullare, dell’americana Margaret George (traduzione di R. Rambelli), autobiografia del sovrano annotata dal buffone di corte Will Somers. Ovviamente si tratta di un'autobiografia immaginaria, per la quale l'autrice escogita il pretesto di un diario del re, recuperato dal suo vecchio giullare e da questo fatto avere ad una sua figlia illegittima, ma è così sorprendentemente ben curata e documentata (quindici anni di lavoro per un manoscritto originale di tremila pagine) da risultare credibile in modo sconcertante. L'opera ha infatti tutte le caratteristiche di un'autentica autobiografia, compresa la nuda umanità dell'autore nel raccontare, con disarmante candore, quelle che per lui sono vicende assolutamente normali, ma che a noi appaiono terribili malefatte, come nel trovarsi delle plausibili – sempre per lui – giustificazioni quando il senso di colpa si fa troppo pungente. La storia però è narrata così dal di dentro che nel senso di colpa rischia di incappare anche il lettore stesso, quando si rende conto di quanto in realtà sia facile, forse comprensibile per qualunque uomo, cadere nell'errore dell’abuso di un potere così assoluto come quello che aveva un re di quasi cinque secoli fa: viene da domandarsi se noi, al posto suo, saremmo stati capaci di non fare altrettanto.
Qui l’atmosfera è tutt'altra da quella di Q: non c’è nulla di eroico e ci si trova a stretto contatto con i fasti assurdi e gli sporchi intrighi della corte inglese, ma si tende, alla fine, a simpatizzare per quest'uomo pieno di contraddizioni, spesso crudele in modo infantile, ma capace comunque di amare davvero e anche di portare l'Inghilterra, con le sue scelte tutto sommato coraggiose e grazie anche ai suoi acuti consiglieri, ad uno dei momenti di massimo splendore e potenza, splendore e potenza che saranno poi ulteriormente esaltati anni dopo dalla sua figlia più famosa: la regina Elisabetta I. A conti fatti è difficile immedesimarsi nella storia di una vita così esclusiva e tormentata, ma è difficile anche non farsene intrigare, seppur come spettatori; e di intrighi, poi, ce ne sono a iosa e di quelli assolutamente succulenti! Commovente, in mezzo alle spesso pesanti critiche, l'affetto per il proprio re che traspare dalle poche note del giullare Will il quale, nonostante tutto, lo accetta per quello che è e che lui, grazie alla sua intelligenza, riesce a vedere: semplicemente un uomo, che però dà a noi la possibilità di viverci la realtà dal punto di vista di un re.
Franco Gialdinelli



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