Letture e riletture


19.9.03
Lettura inviata da Franco Gialdinelli
Dopo un lungo periodo di grossi cambiamenti personali, durante il quale avevo quasi smesso di leggere, ho ripreso in mano un libro che da un bel po’ stava sullo scaffale in attesa: Q di Luther Blissett, romanzo storico e picaresco d’ambientazione cinquecentesca. Era quello che ci voleva: i tumulti del neonato evo moderno e la tempesta del rinnovamento che in quegli anni coinvolse e squassò tutta l’Europa, sono stati la spinta giusta per disincagliarmi dalla secca letteraria in cui mi ero arenato.
Q è un’avventura di quarant’anni di vita, narrata in prima persona: quasi istantanea è la simpatia che si prova per il protagonista e subito conseguente l’immedesimarsi in lui, riconoscere come propri i suoi ideali, ammirarne la determinazione, incrollabile pur nelle più cocenti sconfitte, e l'umanissimo coraggio, e seguirlo nel suo straordinario viaggio tra Riforma e Controriforma, Luterani e Cattolici, guerre e rivolte contadine, in un susseguirsi incessante di episodi drammatici ed esaltanti.
Ci si trova così al suo fianco sulle mura della città tedesca di Münster, a combattere per la libertà dei contadini contro le truppe imperiali, si getta uno sguardo indiscreto tra i segreti e gli intrighi della Roma dei potenti cardinali, si vola fino alla lontana Istanbul, ci si ferma sulle coste atlantiche ad Anversa, si finisce tra le calli di Venezia, il tutto tra spie, banchieri, capitani di ventura, prostitute, predicatori e stampatori.
Il libro è uno di quelli che intriga sul serio, che quando lo si ripone sul comodino dispiace un po’ di essere troppo stanchi per continuare la lettura, di quelli verso i quali il pensiero, ogni tanto, scappa a ragionarci su anche durante la giornata di lavoro.
In più, oltre all’avvincente mistero di Q che fino alla fine non si svela, la sua grandezza sta nel fatto che si tratta di una godibilissima e trascinante, quanto eccezionalmente ben curata e documentata, lezione di storia.
Il romanzo, alla sua uscita nel 2000, finì al centro di una specie di caso letterario: sotto lo pseudonimo "Luther Blissett" si nascondeva un gruppo di autori (che attualmente scrivono invece firmandosi Wu Ming) che qualcuno sussurrava facessero capo a Umberto Eco, il quale pubblicò pure una specie di presa di distanza dalla cosa, ma in un modo così sottilmente ambiguo che più che chiarire le cose, al contrario, alimentò i già numerosi sospetti sul suo coinvolgimento.
In effetti, c’è da pensarci: la maestria con cui l’opera è scritta e il rigore e la competenza con cui sono usate le fonti storiche sono assolutamente degne dell’autore de Il Nome della Rosa.
Attenzione: il punto di non ritorno, quello arrivati al quale ci si porta il fondo il libro d’un fiato, è in questo caso pericolosamente arretrato: se vi c’imbattete a tarda notte, com’è capitato a me, siete fritti.
Franco Gialdinelli



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