Contributo inviato da Milena PavanoHo appena completato la lettura di
La nuova vita, di
Orhan Pamuk, nella traduzione di Semsa Gezgin e Marta Bertolini. Dopo aver letto anche
Il mio nome è rosso, mi sembra di avere individuato quella vena di malinconia per un mondo, quello turco, sopraffatto dall'occidente. Nello stesso tempo mi sembra che sia forte nello scrittore la speranza di una rinascita dei valori della sua civiltà. Tutto questo in una prosa ricca, a tratti piacevole. Non manca però l'aspetto un poco delirante per la ricerca di una vita nuova, di un angelo che alla fine si materializza nella premonzione della morte imminente, quando il protagonista era sul punto di accettare la sua vita, l'unica pur nei suoi limiti angusti.
Milena Pavano
pubblicato da Giulio Pianese alle 17:36