Iván Repila,
Il bambino che rubò il cavallo di Attila (traduzione di Maria Nicola)
Due fratelli intrappolati in un pozzo profondo sette metri. Impianto e incipit richiamano quelli di Agota Kristof nella
Trilogia della città di K., le fasi allucinatorie alcune pagine di Bolaño e tuttavia, sebbene siano biglietti da visita più che lusinghieri, la voce di questo giovane autore (classe 1978, con questo breve romanzo è alla sua seconda opera) si staglia con una propria individualità, per temi e trattazione. C'è una densità notevolissima nei brevi capitoli, contrassegnati dai numeri primi (come in
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Haddon), eppure la lettura procede fluida malgrado i turbamenti derivanti dalla situazione, di cui attraverso le parole si percepiscono fortemente e a livello fisico materia e spirito.
Giulio Pianese, ovvero
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pubblicato da Giulio Pianese alle 13:36