Letture e riletture


5.4.07
Recensione inviata da Matteo Ferrario
Joseph Sheridan Le Fanu, Carmilla, Fanucci 2004 (traduzione dall'inglese di Annalisa Di Liddo)
A dare il titolo a questo racconto lungo è uno dei vampiri più originali che si siano mai visti. Non solo non fa gran parte delle cose che ci si aspetterebbero - non dorme in una cassa di pino, non fugge la luce del giorno, non calma l'appetito col primo topo a tiro, non porta camicie orrende, non frequenta goth club - ma, fatto ben più rilevante in un testo scritto nella seconda metà dell'Ottocento, è una vampira. Altro aspetto degno di nota è quello della scelta della preda, cui l'ormai vasto repertorio di libri e film sui vampiri ci ha abituati ad attribuire una forte connotazione sessuale. Se di amore si tratta, e piace pensare che sia così, quello di Carmilla per le sue vittime predilette - giovani aristocratiche, bellissime e innocenti - ha tutta l'aria d'essere un amore lesbico.
Come nel Nosferatu di Werner Herzog, l'elemento irrazionale irrompe fascinoso e prepotente nella normalità quotidiana.
Più ancora dell'innocenza, della bellezza e della giovane età, ad attrarre il vampiro è la solitudine. Laura, la vittima mancata che racconta la vicenda in una sorta di memoriale, vive col padre in un castello in Stiria, circondata dall'incanto desolato della foresta e con la sola compagnia delle governanti. Nella parte conclusiva, quando si tratterà di proteggerla dall'estremo assalto, la stanza di Laura verrà sorvegliata da più persone per intere notti. Come se i pericoli più terribili minacciassero l'animo umano quando si trova solo con se stesso. Naturalmente, visto che siamo pur sempre nel 1871, lo spettro da cui si vuole proteggere la giovane donna è anche quello del piacere carnale, specie se di natura "perversa". Questo non fa di Carmilla un racconto meno attuale e interessante. Semmai ci svela qualche prurito di una società che ha il terrore di trasgredire ma al tempo stesso sembra averne una voglia matta.
Carmilla, come Laura una ragazza bellissima e meno che ventenne, irrompe nella sua vita a seguito di un misterioso incidente in carrozza nei pressi del castello, a causa del quale la madre, che deve a tutti i costi proseguire il viaggio, chiede per lei la temporanea ospitalità nel maniero. Laura, che non vedeva l'ora di poter uscire dal suo isolamento e avere un'amica con cui dividere le sue giornate, accoglie Carmilla con entusiasmo adorante. Quest'ultima la ricambia con altrettanto affetto, ma anche con saltuari e improvvisi deliri, al limite dell'ossessione erotica.
Non ci si deve aspettare niente di particolarmente esplicito, ma più il dolce abbandono cui allude l'aggettivo più usato nel racconto: languido. Gli sguardi ardenti e le farneticazioni su amore e morte di Carmilla possono turbare Laura, ma solo solleticare l'immaginazione del lettore di oggi, abituato a ben altro. Dell'eros, questa creatura di Le Fanu esprime piuttosto la carica demoniaca e irrazionale, l'inaspettata e pericolosa bellezza che emerge per un istante dal caos, illudendo e soggiogando un cuore umano. Nemmeno a una vampira si potrebbe chiedere di più.
Matteo Ferrario



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