Letture e riletture |
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17.1.05
Recensione inviata da Marco Schwarz
Se dovessi riassumere in una frase l'ultimo libro di Tiziano Terzani probabilmente userei l'espressione di Sara, l'amica e medico pentito (così si definisce lei) che ce l'ha regalato: "per alcune persone la malattia è il problema, mentre per altre è la soluzione". Un altro giro di giostra infatti racconta di come Terzani ha affrontato la sua esistenza dal momento in cui ha scoperto di avere un tumore difficilmente curabile, di cui (?) è morto all'inizio del 2004. È la storia secondo me onesta di una persona che ha avuto il tempo, il coraggio, gli strumenti culturali e le possibilità economiche di prendere sul serio la sua malattia, di costruirci attorno un viaggio e di raccontarlo. Per apprezzare il libro non è necessario condividere in toto le idee di Terzani sulla malattia e sulla medicina (per quel che vale, ho trovato più di un punto discutibile e alcuni dettagli oggettivamente inesatti) o la sua visione del mondo, che per i miei gusti è un po' schematica, nostalgica e raccontata cadendo qua e là nella retorica. Terzani ha una chiarissima simpatia e sintonia per un approccio olistico alla malattia, ma rimane una persona che pensa con la sua testa e che, per inciso, sceglie come prima tappa del suo percorso terapeutico uno dei santuari dell'oncologia occidentale, il Memorial Sloan-Kettering di New York. L'insoddisfazione per l'approccio del Memorial, il cui ciclo di cura è peraltro l'unico tra tutti quelli descritti nel libro che Terzani segue diligentemente, è la spinta a iniziare una serie di viaggi, incontri e sperimentazioni che dureranno anni e che riguardano tutte le terapie "alternative" più o meno sensate e alla moda, dall'omeopatia al reiki, dai funghi cinesi allo yoga, alla medicina ayurvedica. In questo viaggio Terzani scopre vicende e persone interessanti, ma allo stesso tempo sperimenta l'intreccio a volte inestricabile di idee di fondo condivisibili, sincretismi culturali spesso discutibili e pura e semplice truffa caratteristici di questi approcci terapeutici non convenzionali. Da una parte, il percorso è interessante in sé, perché Terzani ha la disponibilità economica e le conoscenze per girare il mondo intero, provare di tutto e capire in fretta cosa c'è di interessante e cosa invece è fuffa. Dall'altra, vale la pena seguire questo cammino anche a prescindere dalle tappe specifiche, perché è una storia anomala rispetto all'esperienza di malattia di molte persone. È prima di tutto un viaggio solitario, scelto in autonomia da una persona sana di testa e capace di scegliere, invece che una serie di peregrinazioni di un paziente portato in giro da parenti che non sanno più dove sbattere la testa ma che nonostante questo continuano a scegliere per lui. Allo stesso tempo non si tratta di un percorso esemplare, di una ricetta da prendere e da applicare, ma della storia di un individuo, che vale per lui e solo per lui. Chi cercherà tra le pagine qualcosa da "portare a casa" dalla lettura lo potrà trovare non in un insieme di procedure o di maestri da seguire, ma nell'osservare la vicenda di un uomo che ha "usato" una malattia grave per prendere ancora più seriamente la propria vita e che nel suo percorso ha progressivamente spostato la sua attenzione e le sue energie dalla cura del malanno (così lo chiama Terzani) alla cura per la propria esistenza, pensando che la seconda cosa sia una precondizione per la prima. Cosa poi significhi concretamente per il singolo prendersi cura della propria esistenza è una cosa che Terzani, deo gratias, non prova a insegnare, per il semplice motivo che così facendo smentirebbe tutto il suo percorso descritto nel libro. Marco Schwarz
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