Letture e riletture


15.12.04
Recensione inviata da Franco Gialdinelli
Ho appena terminato di leggere un testo sulla storia della scienza di uno dei più famosi divulgatori scientifici, John Gribbin: L'avventura della scienza moderna (traduzione di T.Cannillo per Longanesi, 620 pagg., € 26,00).
Gran parte della prima metà del libro è costituita dalle biografie degli scienziati, intrecciate con la storia delle loro scoperte, ma da lì in poi l'autore stesso dichiara di essere costretto a trattare più sommariamente le biografie per occuparsi maggiormente delle scoperte; questo perché a un certo punto della storia della scienza "... danza e danzatori finiscono per confondersi". In effetti, quando si lavora in maggior numero su una cosa, la paternità delle scoperte si diluisce fra più persone, conseguenza questa del fatto che, mentre fino a un certo periodo storico (facciamo massimo fino a Darwin, tutta la prima metà dell'ottocento) solo i benestanti potevano permettersi il lusso di un'istruzione tale da consentire loro di fare scienza (anche un'istruzione scolare era già moltissimo), in seguito, con il progredire della scolarizzazione - e della comunicazione - di massa, anche persone non ricche potevano studiare abbastanza bene da riuscire a fare scoperte scientifiche importanti: già Alfred Wallace, che per pochissimo non bruciò a Darwin la teoria dell'evoluzione per selezione naturale, era assolutamente un proletario. Questo ha in seguito comportato che un oscuro impiegato dell'ufficio brevetti svizzero, cui una tesi di dottorato per l'ammissione a una prestigiosa scuola era stata respinta poco tempo prima, arrivasse poi a dover chiedere pubblicamente perdono a Newton per aver, con solide argomentazioni matematiche e fisiche, demolito in un soffio il concetto di assolutezza dello spazio e del tempo proclamato più di due secoli prima dal grande scienziato inglese e che era ancora allora, inizio '900, uno dei pilastri delle fisica moderna.
Questa cosa per me è grande e importante, perché dimostra che, magari molto lentamente, nel corso dei secoli la cultura e il sapere si sono allargati a una fascia sempre maggiore di persone, e siccome ritengo che la via per l'emancipazione della gente di tutto il mondo dalla povertà e dalla guerra passi obbligatoriamente per la presa di coscienza che solo la cultura può dare, vuol dire che il mondo di oggi è comunque migliore di quello passato e che ci sono grandi spazi per migliorare. Magari ci serviranno tempi lunghi, ma quelli attuali non mi sembrano davvero peggiori di quelli andati.
Il libro è comunque bellissimo e godibilissimo.
Franco G.



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