Letture e riletture


6.10.04
Recensione inviata da Barbara Delfino
Henry D. Thoreau, Walden ovvero vita nei boschi (traduzione di Piero Sanavio per BUR)
L'incontro con lo scrittore americano Henry D. Thoreau è stato casuale; errare in sua compagnia sulle sponde del lago Walden, molto piacevole. Ho letto Walden ovvero vita nei boschi su commissione di N.; a fine lavoro ci siamo scambiate un grazie, lei per averle letto e relazionato il libro delle vacanze, io per avermi fatto conoscere una personalità di cui ignoravo totalmente l'esistenza.
Walden può essere considerato un vero e proprio esperimento: trascorrere due anni (1845-1847) sulle sponde di un lago immerso nella Natura (quella con la N maiuscola) per mostrare ai contemporanei quanto bastasse poco per vivere. In questo periodo l'autore/protagonista trasforma concetti astratti in regole pratiche, traducendo quando necessario un'idea astratta in politica. L'opera stessa è idealmente divisa in due parti: la prima teorica con conclusioni esemplari tra le quali la mia preferita suona così: "io, nella mia maniera di vivere, avevo per lo meno il vantaggio che la mia vita stessa era divenuta il mio divertimento e che non cessava mai d'essere nuova. Era un dramma in molte scene e senza fine. Se, infatti, ci guadagnassimo sempre da vivere regolando la nostra vita secondo l'ultima e migliore esperienza, non ci si annoierebbe mai".
La seconda parte vede invece l'applicazione dei concetti teorici, espressi precedentemente, alla vita quotidiana. Il tutto si concretizza nel rifiuto per il lavoro sistematico in favore del vagabondaggio e nello studio dell'uomo della natura praticando una sporadica attività di agricoltore, in quasi completa solitudine.
Le critiche dei contemporanei sono state talvolta contraddittorie, ma l'importanza dell'opera fu subito riconosciuta, portando il console di Liverpool dell'epoca a definire il suo modo di vita "critico di ogni altro modo di vita approvato".
Barbara Delfino



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