Letture e riletture |
|
Questo è uno spazio pensato per chi dopo ogni lettura desidera condividere le proprie
impressioni o le proprie emozioni. |
10.10.04
Recensione inviata da Ale Roots
Infinite Jest, di David Foster Wallace Ok, ho finito di leggere Infinite Jest. Quando esce Infinite Jest II? Sinceramente neanch'io -fino a qualche centinaio di pagine prima- avrei potuto prevedere un commento "a caldo" di questo tipo, e invece a quanto pare a David Foster Wallace la magia è proprio riuscita, senza bisogno di colpi di scena alla Codice da Vinci, né di finali a sorpresa stile Dieci piccoli indiani. Parlare di questo libro con chi non l'ha letto è una difficile impresa: inutile provare a riassumerne la trama o i temi, o a descrivere qua le caratteristiche dell'"esecuzione letteraria". Quello che viene chiesto è quasi un atto di fede: IJ richiede tempo e dedizione, ma sa ripagare con grandi soddisfazioni intellettuali. Qualche mezz'ora dopo aver terminato la lettura, sono salito su un treno, e lì ho avuto modo di ripensare al libro, e al perchè mi avesse colpito così tanto. Ne sono usciti una serie di elementi e annotazioni, che ho scritto sulla prima cosa che mi sia capitata sottomano, le pagine bianche in fondo al Giovane Holden, che mi accompagnava pronto per essere letto. E, rivedendola ora, questa associazione ha davvero un suo perché: in fondo entrambi possono essere ricondotti al "genere" del romanzo di formazione, ed entrambi esprimono il senso di insoddisfazione e inadeguatezza di protagonisti, che in un modo o nell'altro mal si adattano alla società in cui sono immersi. Provo a riprendere qua quelle considerazioni, espandendole solo quel tanto che basta a renderle comprensibili ad altri oltre che a me; sono pensieri slegati e senza un filo organico a tenerli insieme, tenetene conto mentre leggete. "Lui in Persona", anche detto "La cicogna matta", o "La cicogna triste", Incandenza senior, padre di Hal e sposo della Mami, è una delle figure più costantemente presenti nel corso del libro, benché non possa prendere parte attivamente alle vicende narrate, visto che si è macabramente suicidato (facendosi esplodere la testa nel forno a microonde, sic) ben prima dell'"Anno Del Pannolone Per Adulti Depend" in cui sono situate quasi la totalità delle vicende narrate (se la memoria non mi sta giocando brutti scherzi, l'unica eccezione è proprio la prima "scena", quella del tentativo di ammissione al college di un irriconoscibile Hal). Presente nei ricordi dei figli, e presente attraverso i suoi lavori, i suoi film. Egli, o meglio, lui, era infatti un regista cinematografico, un artista geniale ed eccentrico. E, come si intuisce man mano che si procede nella lettura, è proprio l'ultima delle sue opere, Infinite Jest, l'elemento chiave che tiene unite le decine di trame che si intrecciano. In diversi punti si descrivono e analizzano le sue produzioni, le sue sperimentazioni, così all'avanguardia da essere aprés-guarde, in un susseguirsi continuo di stoccate satiriche ora alle cricche degli artisti contemporanei, ora all'apparato della critica. Si intravede un parallelo fra le strutture dei film di Incandenza e la struttura del libro stesso: a un certo punto il dicorso si concentra sui figuranti, sulle comparse che a centinaia compaiono anonimi in ogni film: differenziandosi da tutti gli altri, nei suoi film i figuranti hanno il dono della parola, non sono solo mute presenza scenografiche, a costo di inficiare con questa scelta la comprensibilità di ciò che dicono o fanno i personaggi principali. E allo stesso modo è nel libro, dove sono decine le figure, le vite, le storie che si alternano, e l'attenzione, lo spazio che viene dato a ciascuna di queste non è in nessun modo proporzionale all'importanza del ruolo che tale figura va a ricoprire nel mosaico generale. Accennavo ai personaggi del libro: è innegabile che la gran parte, direi tutti, sono personaggi "anomali", non ci sono uomini comuni o persone normali; le storie che si portano dietro sono strane, forti, vicino -se non oltre- ai limiti dell'irrealtà. Eppure DFW riesce a fare in modo che tali "assurdità" risultino incidentali, e, anche se i presupposti potrebbero esserci, si ha la minima impressione di star leggendo un romanzo "fantastico", o di fantascienza, anche se le caratteristiche sono quelle di un'ucronia in piena regola. Personaggi "estremi", e che lo stesso riescono a portare all'identificazione: non in quello che sono o in quello che fanno, ma nel nucleo del loro malessere, in quella "inadeguatezza" rispetto alla società che li affligge e segna le loro vite; società (americana, occidentale) che viene sottoposta a una critica spietata e su più fronti, ma mai direttamente, sempre e solo attraverso gli effetti (nefasti) che ha sulle persone. E per fare questo le vite dei personaggi sono descritte minuziosamente, a un livello di dettaglio quasi maniacale, spesso una quasi-cronaca minuto per minuto delle loro azioni, dei loro spostamenti, senza però mai esprimere neanche il minimo giudizio di merito: nelle pagine i fatti, le interpretazioni sono tutte a carico del lettore. "Wallace fa parte, insieme a Dave Eggers e alcuni altri, dei nuovi americani post-post-moderni, perfino post-bee (Bret Easton Ellis). Funambolici, teneri e crudeli (sì sì), fluviali, sfottenti, ipercolti, hanno la pretesa di raccogliere tutta l'eredità e di raccontarci ancora la vita (tutta) e l'America. Ci riescono anche." (hal)Così qualcuno che se ne intende davvero mi descriveva questa recentissima corrente letteraria, di cui Infinite Jest rappresenta forse l'esempio massimo e più significativo. Una corrente che utilizza strumenti letterari nuovi e narcisisti, potenti ma difficili da gestire, tali che se non supportati da abbondanti dosi di talento si rivelano pericolose armi a doppio taglio, in grado di scoraggiare anche il lettore più bendisposto. Una delle techiche, dei virtuosismi (per dirla nel loro gergo, dei "guarda-mamma-senza-manismi", più utlizzati è il ricorso all'autoreferenzialismo esplicito, il libro che narra di sé stesso, in una meta-letteratura difficile da domare senza rischiare l'autostrangolamento. Eggers nel suo illuminante Opera struggente di un formidabile genio ne fa ampio uso, e Wallace stesso sovente ci gioca volentieri (un esempio su tutti, in Verso Occidente l'impero dirige il suo corso), ma non in IJ. O meglio, non è assolutamente presente l'autoreferenzialismo "classico", in cui esplicitamente l'autore scrive della propria opera, ma l'intero volume è percorso da un'autocitazione più sottile: nel romanzo Infinite Jest è il video "segreto", dotato di un appeal letale, vero protagonista del libro, libro che idealmente potrebbe arrivare a calamitare il lettore coinvolto, chiudendolo in una gabbia invisibile nella quale nulla sembra più interessante a confronto della lettura di Infinite Jest. E l'anello si chiude. Parlavo prima di strumenti letterari potenti ma rischiosi, ed è davvero innegabile che di rischi l'autore se ne sia presi davvero a profusione: un romanzo di 1300 pagine, decine di personaggi dalle vite strane e difficili da comprendere, altrettante sotto-trame che si intrecciano, un linguaggio spesso tecnico, amplissimi approfondimenti "fuori tema", digressioni, flashback, elenchi. Parrebbe non proprio il libro da leggere 'al volo' per tre fermate di metropolitana, e probabilmente è così, ma vederne solo l'unicum ultra-complesso, significherebbe perdersene un aspetto fondamentale. L'intero romanzo è un susseguirsi di scene "indipendenti", composte da protagonisti e situazioni differenti: tutte in qualche modo collegate, ma apprezzabili pienamente anche come entità a sé stanti, mini racconti, bozzetti incredibili e geniali (e non riesco a non citare quella che a mio parere è un'invenzione assolutamente formidabile: il wargame dell'Eschaton, e la cronaca della partita che lo porterà alle estreme conseguenze -nell'edizione italiana Fandango da pagina 429 a pagina 457- se devo definirmi 'stupefatto' una sola volta nella vita, ecco è davanti a quelle pagine). A questo punto di questa pseudo-recensione, totalmente slegata e lacunosa, dovrebbe esserci un pensiero conclusivo, una sintesi della mia opinione su questa opera geniale; ma mi dico, se neanche Wallace stesso ha avuto il coraggio di creare un "finale" per il suo libro, come posso sperare di riuscirci io? ...ale...
HOME - Scrivimi ARCHIVIO agosto 2002 settembre 2002 ottobre 2002 novembre 2002 dicembre 2002 gennaio 2003 febbraio 2003 marzo 2003 aprile 2003 maggio 2003 giugno 2003 luglio 2003 agosto 2003 settembre 2003 ottobre 2003 novembre 2003 dicembre 2003 gennaio 2004 febbraio 2004 marzo 2004 aprile 2004 maggio 2004 giugno 2004 luglio 2004 agosto 2004 settembre 2004 ottobre 2004 novembre 2004 dicembre 2004 gennaio 2005 febbraio 2005 marzo 2005 aprile 2005 maggio 2005 giugno 2005 agosto 2005 settembre 2005 ottobre 2005 novembre 2005 dicembre 2005 gennaio 2006 febbraio 2006 aprile 2006 maggio 2006 giugno 2006 luglio 2006 agosto 2006 settembre 2006 ottobre 2006 novembre 2006 dicembre 2006 gennaio 2007 febbraio 2007 marzo 2007 aprile 2007 maggio 2007 giugno 2007 luglio 2007 agosto 2007 settembre 2007 ottobre 2007 novembre 2007 dicembre 2007 gennaio 2008 febbraio 2008 marzo 2008 aprile 2008 maggio 2008 giugno 2008 luglio 2008 agosto 2008 settembre 2008 ottobre 2008 novembre 2008 dicembre 2008 gennaio 2009 febbraio 2009 marzo 2009 aprile 2009 maggio 2009 giugno 2009 ottobre 2009 novembre 2009 agosto 2010 gennaio 2011 luglio 2011 dicembre 2011 aprile 2013 luglio 2013 agosto 2014 maggio 2016 settembre 2016 ottobre 2016 novembre 2016 luglio 2020 dicembre 2022 |
|