Letture e riletture


21.10.04
Recensione inviata da Ale Roots
Philip K.Dick, Follia per sette clan
Traduzione di Vittorio Curtoni e Gianni Montanari (titolo originale: Clans of the Alphane moon)

Mi capita spesso che, parlando di libri, appena pronuncio la parola fantascienza, l'interlocutore storca il naso, inorridendo anche solo all'idea di leggere -nella sua visione delle cose- di alieni vermiformi, combattimenti tra astronavi o cose simili.
Ed è un vero peccato perché, liberandosi dai pregiudizi, all'interno della produzione fantascientifica si possono scoprire veri e propri gioielli nascosti.
È questo il caso di Follia per sette clan, opera considerata tra le minori di Philip K. Dick, capitatami fra le mani nella forma di un Urania del 1998, precisamente l'Urania numero 1344 nella traduzione di Vittorio Curtoni e Gianni Montanari; purtroppo qualche ricerca mi ha confermato il sospetto che questa fosse l'unica edizione mai apparsa in Italia, con la conseguente difficile reperibilità tipica di ogni Urania.
La trama in sé è decisamente complessa, inutile che tenti di riassumerla qua; più interessante può essere dare un'idea dello scenario in cui è ambientato il tutto: la Terra è decisamente Dick-style, con molti lati oscuri e la presenza "naturale" di psi (individui con spiccate e specifiche abilità mentali/soprannaturali), ma il fulcro del romanzo è su Alfa II, una luna di un altro sistema solare, su cui i terrestri avevano stabilito un ospedale psichiatrico (forse "manicomio" sarebbe una definizione più azzeccata), ma che circa 25 anni addietro si erano trovati costretti ad abbandonare a causa di una guerra interplanetaria.
I ricoverati dell'ospedale si ritrovano quindi liberi di evolvere e di cosituire una nuova civiltà, e contro ogni aspettativa, riescono a organizzarsi in una società sufficientemente stabile: gli abitanti della luna si dividono spontaneamente in sette diversi clan, ognuno dei quali si stabilisce in una diversa città che rispecchia la patologia dei suoi abitanti; così gli ebefrenici (che si autodefiniscono eb) vivono in una fatiscentissima bidonville chiamata Gandhiville e i maniaci (mani) fondano un insediamento ultra-militarizzato, l'Altura Da Vinci.
La psicologia dell'uomo, e le sue -cosiddette- malattie e deviazioni, è questo il filo che percorre il libro dalla prima all'ultima pagina, nell'intento di porre qualche domanda e provare a suggerire non risposte, ma perlomeno qualche riflessione.
Che immagine sempre affascinante, la mente umana, così profonda e complessa, che si rivolge verso sé stessa, e tenta di esplicare il suo stesso mistero.
- Sono pazzo? - chiese a Lord Running Clam. [...]
- "Pazzo" - rispose la creatura bavosa - è, strettamente parlando, un termine legale.


- Ero abituata a pensare di essere così... Mi capisci. Così completamente diversa dai miei pazienti. Loro erano malati, e io no. Adesso... - Divenne silenziosa.
(nota: è una psicologa che parla, rivolta al marito)
- Non c'è poi quella gran differenza - finì lui per lei.
- Tu non te lo senti dentro, no? Di essere sostanzialmente differente da me... Dopotutto i test dicono che tu sei sano di mente, e io no.
- È solo questione di gradi - disse lui, ed era proprio quello che intendeva.
Ma l'importanza dei temi trattati non tragga in inganno: Follia per sette clan è una lettura appassionante, veloce e avvincente, e chiusa l'ultima pagina vi ritroverete con la mente in movimento, e soddisfatti dello sforzo fatto per prendere in mano per una volta un romanzo di -brr- fantascienza.
...ale...



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