Letture e riletture


17.5.04
Recensione inviata da Barbara Delfino
Olga Tokarczuk, Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli (trad. Raffaella Belletti per edizioni e/o)
Ci sono dei libri che fin dalla prima frase coinvolgono il lettore senza effetti speciali ma grazie alla forza della bellezza di una lingua semplice e scorrevole. Indubbiamente Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli, il terzo romanzo di Olga Tokarczuk, l'unico tradotto in italiano, appartiene a questo genere di opere letterarie.
Esso si presenta contemporaneamente come un racconto realistico e una fiaba poetica sul mondo; pur trattandosi di una storia rurale nella quale s'intrecciano i destini di alcune generazioni di famiglie in un periodo compreso tra la Prima Guerra Mondiale e gli anni '80, il lettore non viene coinvolto suo malgrado in una noiosa lezione di storia. Da subito ci si accorge che i protagonisti non sono gli abitanti di Prawiek ma è il villaggio stesso a ricoprire il ruolo di personaggio principale della narrazione.
Come racconta in un'intervista rilasciata a una nota rivista letteraria: "La storia che mi viene in mente e che intendo raccontare si colloca subito nel tempo e nello spazio [...] Del resto anche i luoghi vivono; lo spirito del luogo vive e influisce sulle persone".
Pur senza libri magici nascosti, spiriti e apparizioni, la trama di questo nuovo romanzo non si riduce alla descrizione di una classica e monotona campagna polacca tra le città di Taszów e Kielce.
"Alfa è un luogo situato al centro dell'universo"; così ci dà il benvenuto Olga Tokarczuk, ma non soddisfatta del disorientamento creato nel lettore aggiunge che la città è sorvegliata da quattro angeli custodi. Alfa è quindi contemporaneamente il Paradiso e il centro mitico del mondo dove l'ordine naturale dell'uomo si incontra direttamente con l'ordine soprannaturale di Dio. L'inevitabile e non ostacolata confluenza delle due realtà fa sì che la quotidianità sia comunemente popolata di personaggi ed eventi poco convenzionali ed episodi più concreti come quelli riguardanti la guerra in corso siano percepiti solo come il frutto di una lontana eco.
Il punto di vista dal quale vengono raccontate le vicende delle varie famiglie del romanzo non è quello dei singoli personaggi, ma è quello della natura, dei boschi e dei fiumi che circondano il villaggio, lo custodiscono, ne salvaguardano l'ordine e garantiscono un'atmosfera arcaica e fiabesca. Già, perché ad Alfa tutto procede secondo un ordine proprio del mondo mitico; nel momento in cui qualche personaggio per caso o per necessità si allontana da esso, si sente privato della propria sostanza ontologica e immerso nel caos.
Succede anche la reazione inversa, ovvero coloro che si avvicinano a Prawiek ed entrano a far parte della sua realtà ibrida (sempre in bilico fra l'umano e il divino) non si sentono a proprio agio, ritengono troppo opprimente lo spirito del luogo e prima o poi l'abbandonano.
Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli si distacca in modo significativo dai romanzi precedenti della giovane autrice polacca, presentando un nuovo modo di concepire il mondo legato alla tradizione non solo polacca ma di portata più generale.
Barbara Delfino



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