Letture e riletture |
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18.3.04
Recensione inviata da AleRooTs Giorgio Bettinelli - Brum brum. 254.000 chilometri in Vespa La sua storia di vespista era iniziata quasi per caso, come raccontava nel libro del suo esordio letterario, In Vespa da Roma a Saigon. Da allora tantissimi chilometri, più o meno asfaltati, sono rotolati sotto le ruote delle sue Vespe, e Giorgio Bettinelli è ormai un professional traveller che è riuscito nel fare quello a cui tutti ambiamo: fondere insieme lavoro e passioni, vivere e mantenersi facendo nient'altro che quello che più ci piace fare. Purtroppo ho l'impressione che questo libro, Brum brum, sottotitolo 254.000 chilometri in Vespa, sia sopratutto la conseguenza di un contratto di sponsorizzazione da onorare, più che uno spontaneo diario di viaggio. Nelle sue pagine dovrebbe contenere il resoconto dei 3 viaggi successivi che Bettinelli ha compiuto tra il 1994 e il 2001, scorazzando a cavallo del suo scooter; dico dovrebbe, perché in realtà dei 254.000 chilometri, quelli di cui siamo resi partecipi sono solo una parte, forse neanche la metà. I primi due viaggi, tra l'Alaska e la Terra del Fuoco, 1994-95, e a seguire da Melbourne a Città del Capo, tra '95 e '96, sono liquidati in un centinaio di pagine in tutto, e il continuo e slegato saltare da uno scenario all'altro, qualche episodio, due descrizioni, e poi buchi di intere nazioni appena citate, impedisce di entrare nello spirito del racconto, ma in compenso contribuisce a creare nel lettore un irritante senso di fastidio e insoddisfazione. Il filo del discorso diventa più uniforme e continuo quando si arriva alla Worldwide Odissey, questo il nome dato al percorso che nel giro di circa tre anni porterà il nostro vespista dalla Patagonia alla Tasmania, totalmente overland, e calcando le piste di tutti e cinque i continenti; sebbene anche questo filo si interromperà improvvisamente nel cuore dell'Africa, rimandando i due anni seguenti a un probabile libro successivo. Qua la lettura è piacevole, le pagine scorrono di pari passo alla strada sotto le ruote; rispetto al suo primo "diario", forse il registro e le descrizioni delle città si avvicinano un po' troppo spesso alle schede di una lonely planet, e troppo frequentemente si ritrova un eccessivo e continuo autocompiacimento per lo stile di viaggio volontariamente improvvisato e alternativo, o un'improbabile e pretenziosa ricerca di "effetti speciali" letterari; tuttavia su tutto questo prevale la magia dei luoghi attraversati e il fascino del viaggio in sé, ed è difficile staccarsi dalla lettura, abbandonando il percorso di scoperta di posti nuovi, o la curiosità di vedere come vengono dipinti città e scenari noti in prima persona. Quest'ultima categoria purtroppo in netta minoranza per quanto mi riguarda, anche perché l'intera Europa viene "esaurita" nell'arco di poche pagine, e sono i forti e contradditori ambienti africani e sudamericani quelli che più coinvolgono quello che si autodefinisce "un vespista europeo, che però in Europa si sente solo di passaggio". Attendiamo quindi di scoprire se la saga del giramondo in scooter si arricchirà di un ulteriore episodio, e quali altri itinerari overland la vista di un planisfero o di un mappamondo potranno ispirare a questo viaggiatore che "ha avuto il coraggio di fare quello che la maggior parte osa soltanto sognare". ...ale... (...l'ermo colle...)
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