Letture e riletture


12.1.04
Eduardo Mendoza, Il mistero della cripta stregata, 1979 (traduzione di Gianni Guadalupi)
L'autore, classe 1943, è di Barcellona come il compianto Vásquez Montalbán, ma in questo giallo l'investigatore esula anche dai canoni meno convenzionali del poliziesco: il motivo per cui accetta di occuparsi di un'inchiesta difficile, rischiosa e delicata è la promessa di essere dimesso dal manicomio in cui si trova recluso da anni.
A permettergli di condurre l'indagine sono qualità come l'autoconsapevolezza e il ricco eloquio:
sono, in effetti, o fui, piuttosto, e non in forma alternata bensì cumulativamente, un pazzo, un pervertito, un delinquente e una persona di istruzione e cultura deficienti, poiché non ebbi altra scuola che la strada né altro maestro che le cattive compagnie di cui seppi circondarmi, ma non ebbi mai, né ho tuttora, alcuna sfumatura di stupidità
uniti a un indiscutibile autocontrollo:
In circostanze normali mi sarei lanciato sull'infermiera e avrei tentato di palpeggiare con una mano le pere gonfie e succose che si ribellavano al niveo amido dell'uniforme, e strapparle con l'altra la Pepsi-Cola, bere a canna e forse prorompere in rutti a sazietà. Ma in quel momento non feci nulla di simile.
Ad accompagnarlo sono una grande capacità di adattamento, l'intraprendenza e il fetore delle esalazioni che emana, non essendogli stato concesso nemmeno il tempo di fare una doccia. Tra mille peripezie, interessanti incontri e sbalorditive scoperte, il nostro puzzolente eroe si aggira nella Barcellona del postfranchismo frequentandone abusivamente bassifondi e quartieri ricchi, immondezzai e salotti bene, feccia umana e procaci fanciulle bene educate.
Seguendolo, constatiamo come in fondo alla pazzia si trovi la saggezza, quando ci ricorda che non è la fine del mondo se una cosa non corrisponde perfettamente alle nostre aspettative, e che ci sarebbero state altre occasioni di dimostrare il mio valore, e che se non c'erano avrei saputo inventarmele. Semplice esaltazione delle potenzialità della fantasia o meta-allusione alla finzione di ogni racconto?
La lettura scorre divertente, con una narrazione molto suggestiva dal punto di vista sensoriale e fin troppo da quello olfattivo. Le vicende ben s'attagliano all'originalità dei personaggi senza mai ledere la coerenza interna di una storia i cui toni grotteschi non contraddicono ahimè la cruda realtà.
Giulio Pianese, ovvero Zu



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