Letture e riletture


6.6.03
Contributo inviato da Carlo Annese
La manutenzione degli affetti, scritto da Antonio Pascale per Einaudi
Non è un capolavoro, ma una raccolta di sette storie vive e vivide, scritte in un italiano non troppo ricercato tantomeno "di categoria" (sebbene ci sia una caduta di tono nell'ultima short story, "Spettabile Ministero" in cui si fa pesantemente il verso a un McEwan d'annata nella descrizione di ciò che si trova in un cassetto dimenticato).
Il fatto che Pascale, casertano, usi un punto di vista a Sud non è certo una diminutio. Anzi, la freschezza che trasmette nell'elencazione della giornata dei ragazzi di primo pelo addetti all'esazione del pizzo nei cantieri edili ("Qui le chiacchiere stanno a zero") o, ancora di più, nel tratteggiare nascita, evoluzione e morte di una famiglia medio-borghese della provincia ("Il ceto medio") sono una prova davvero notevole.
L'apice si tocca in "La controra", un argomento (al di là della storia, in sé splendida per quanto reale, di un ragazzo che diventa rotondo, poiché trova conforto nel cibo dalle continue liti dei genitori e dalla fine del loro rapporto) che ha sollecitato ricordi e momenti di vera e propria nostalgia. La controra è il periodo che va dalle 14 alle 16/16.30 in cui il caldo e una legge non scritta induce gli uomini e le donne del Sud a non agire. Bensì spesso a dormire. Chi sfida quella legge, è considerato un pazzo ma ha anche il vantaggio di poter realizzare ciò a cui altri nemmeno si affannano di pensare (viaggiare, ad esempio: ho sempre amato quelle ore per partire nelle mie scorribande in auto tra gli ulivi e il mare della mia terra) in totale solitudine.
Giocavo a pallone con gli amici del condominio. D'estate, scendevo in giardino verso le cinque. Prima non si poteva. Me lo vietava mio padre: - Deve passare la controra -. Perché la controra era un limite: superarlo significava entrare in un territorio rischioso che non dovevo permettermi di frequentare.
Del resto, ancora me le ricordo le giornate passate al mare da piccolo, quando, nel primo pomeriggio, mio padre agganciava la tenda attorno all'ombrellone, lasciando solo due piccoli spiragli per far entrare la brezza: - Qua il sole è forte assai.
Carlo Annese




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