Letture e riletture |
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impressioni o le proprie emozioni. |
8.5.03
Recensione inviata da rillo
Diario di un inconcludente, di Benjamin Anastas (traduzione in italiano di Anna Mioni). Questo romanzo giaceva sul comodino di Eva abbandonato a pagina 20 e siccome mi faceva tenerezza gli ho dato una seconda opportunità. Meritata, ho pensato appena finito di leggerlo. Ne ho subito scritto una recensione che ho però cancellato perché non riuscivo a capire come mai, a distanza di giorni, lo consideravo meno coinvolgente di quanto avessi giudicato prima. Di solito mi accade il contrario. Leggo diari online da due anni e la lettura di un altro diario, una finzione in questo caso, non mi ha colpito più di tanto. Di più, se penso al protagonista, costui non sembra poi così atipico nel suo agire come nel suo pensare sì da meritare un libro: i blogger che leggo sono certo messi peggio, quindi più interessanti :). E neppure il registro di scrittura è così accattivante, così come il finale, a dire il vero inesistente come quello di un blog. Più che un diario di un inconcludente, forse, è il diario di una persona come tante, che non vuole essere per forza di cose baciata dal successo di un lavoro prestigioso, dalla stima degli amici, dalla presenza di un partner affascinante al suo fianco. La vita di William, fratello gemello di Clive, si srotola nelle pagine del suo diario infarcita di lucida satira verso una società di cui lui non riconosce i valori positivi: tanti, infatti, i riferimenti alla vita della borghesia americana. Più che vivere, William si lascia vivere e non perché tutto resti com'è, ma per la semplice ragione che non fa nulla per cambiare il mondo che lo circonda. Si guarda vivere senza apparente giudizio: la sua famiglia va bene così com'è, i suoi amici pure, le sue ragazze anche, brutte, belle, debosciate, che restino o che lo lascino. Una vita a galleggiare dentro la vita, volendo dimostrare (o non volendolo?) che in fondo in fondo nuotare controcorrente, fare il morto o sfruttare l'onda dell'esistenza inquieta non dà vantaggi o svantaggi particolari. La figura del fratello Clive è il giusto contraltare positivo a una vita tutto sommato né bella né brutta. Lontano mille miglia da Svevo, quindi, in cui il protagonista pur mancando il bersaglio, ottiene sempre inconsapevolmente il risultato migliore per lui. Ecco forse cosa manca a William: una qualunque ambizione di arrivare ad alcunché. Giudizio non positivo, sebbene non del tutto negativo. Mi viene il dubbio che questa mia apatia di giudizio sia volutamente provocata dall'autore. Se è così, ha colto nel segno. rillo
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