Letture e riletture |
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impressioni o le proprie emozioni. |
8.5.03
Contributo inviato da Auro
I segni sulla pelle di Stefano Tassinari, edito da Marco Tropea. I segni sul cuore, quelli che durano una vita - dopo questo non posso esimermi dal dire cosa ne penso. La doverosa premessa va a spendersi in bacio le mani a Nico che me lo ha (indirettamente, si capisce) consigliato e a Marco che me lo ha regalato. È difficile immaginare un libro su Genova, inteso come g-otto, non come porto, carrugi e focaccia, che non abbia neanche una foto, è difficile immaginare come sia possibile trarre da un fatto, da quel fatto, un romanzo. È difficile pensarlo e è difficile farlo. È difficile anche dire che il romanzo in quanto tale non mi è piaciuto, mannaggia! I fatti, tutti quei fatti, sono ripresi l'uno dietro l'altro in rigoroso ordine cronologico, sembra di riviverlo. In alcuni punti ho sentito la stessa paura, la stessa rabbia, le stesse lacrime montare, lo stesso bisogno di urlare "io non appartengo a questo mondo"; in alcuni punti risuonano nelle orecchie le cronache di radiopop [che dovrebbe trovare posto in tutti gli scaffali e in tutte le wishlist], la voce di Bosio interrotta, il silenzio che non era un buco radiofonico, ma l'etereo centrifugato di disillusione, paradossale confusione mentale, afasia e incredulità. A Giovanna e a Caterina (nonché a Alessandro, ovviamente) succedono veramente tutte. Il tempo non corre in alcuni punti e viaggia nell'interspazio in altri. I discorsi sono impastati e la conclusione troppo frettolosa. In alcuni altri punti mancano dei pezzi e il libro, dal mio personalissimo punto di vista, non regge e arranca. Ciò non toglie che Tassinari abbia fatto un ottimo lavoro, e non è né una leccata di culo, né una contrapposizione a ciò che ho appena scritto: il libro c'è e deve esserci, è giusto che sia così, perché secondo me non c'è molto modo di scrivere in maniera lucida e puntuale sul g-otto, di cui non è possibile neanche fare una lucida e fedele cronaca. Ho pensato che, nella nostra società che vive di immagine, ci sono molti romanzi che parlano di crudeltà e di violenza, molti meno che riguardano fatti realmente accaduti. Fra questi sono veramente pochi quelli scritti bene. Non mi è venuto in mente nessun romanzo, ad esempio, scritto sull'11 settembre (2001, intendo. non quello del 1973). Ma magari mi sbaglio. Sul g-otto ho una quindicina di libri, cd di immagini e cronache, qualche vhs: ci aggiungo anche I segni sulla pelle, in attesa che mio nipote e la nipote che sta arrivando siano abbastanza grandi. Grandi per capire, per porsi domande. Per reclamare il diritto di non appartenere a questo mondo e volerne uno, diverso e possibile. Auro
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