Letture e riletture |
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impressioni o le proprie emozioni. |
22.4.03
Contributo inviato da Massimo Morelli
Ho finito Porno, di Irvine Welsh, che per chi non lo sapesse è l'autore di Trainspotting. Non so perché mi piacciono i suoi libri, pieni di violenza, di droga, di sesso sbagliato. In più sono chiaramente stravolti dalla traduzione, che deve per forza inventare un gergo sostitutivo di quello dei bassifondi di Edimburgo. Ho provato a leggerne uno in inglese ma nisba, non capivo una cippa. Il traduttore comunque si è fatto un culo così e il gergo suona artificiale solo a tratti. Dicevo che non so perché mi piacciono, ma li divoro. Mi piacciono i cattivi (in questo libro Sick Boy è mondiale), mi piacciono le amicizie nate all'asilo e che oltrepassano anni e fusi orari, mi piacciono le atmosfere, sia pure affrontate attraverso la lente distorcente del gergo. Alcuni personaggi mi ricordano miei amici (anch'io ho amicizie cominciate da bambini, quando giocavamo a cerbottane correndo sulle impalcature al decimo piano di qualche cantiere del quartiere Fossolo, che veniva costruito allora) ma non dirò mai chi, nemmeno sotto tortura. Nel libro Simon "Sick Boy" Williamson organizza un film porno utilizzando Terry Lawson (che conosciamo da Colla), la sua ragazza Nikki e altri personaggi della solita Leith. Sick Boy ("homo vomitus" come lo chiama Spud a un certo punto) è diventato un uomo d'affari. Lui è l'amministratore delegato di se stesso e tutto (rapporti umani, amici, amore) sono piegati al suo successo che non è più solo quello con le donne "a vent'anni con il fisico, a trenta con la personalità. A quaranta devi avere i soldi o essere famoso". È una caricatura (qualcuno direbbe una rappresentazione fedele) del capitalismo. La violenza psicopatica di Frank Begbie è volutamente fastidiosa, le parti narrate da lui (il romanzo è diviso in capitoli narrati dai protagonisti in prima persona) sono sgradevolissime ("devi spaccargli la testa con la mazza da baseball mentre dorme" consiglia ad uno dei figli maltrattato dall'altro), ma Franco non è meno perdente di Spud, vittima di una adorazione della forza che mi ricorda il PNAC. Welsh inserisce anche qualche frecciata alla società post-thatcheriana e alla decadenza verso il consumismo della cultura popolare. Credo che sarebbe piaciuto al Pasolini delle lucciole. Massimo Morelli
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