Nadia Fusini,
Due volte la stessa carezza, 1997
Fin dove arriva il fato, dove il libero arbitrio? Quando scegliere significa capire qual è il proprio destino, i lembi si sovrappongono...
Un romanzo pieno di luce abbagliante, eppure offuscata da una penombra malinconicamente pervasiva. Il piano narrativo si sdoppia come la vita della protagonista, quasi una volontaria reincarnazione che sfiora l'annullamento della personalità. Sensualità, attesa, trascendenza e carnalità si mescolano in un raccontare che volentieri si fa impalpabile e ricercato.
Giulio Pianese, ovvero
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pubblicato da Giulio Pianese alle 18:40