Letture e riletture |
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9.1.03
Contributo inviato da Carlo Berardelli Ho sempre ammirato i bravi traduttori, perchè tradurre è una forma di artigianato mentale così complicata e virtuosistica che non può che suscitare ammirazione. Non parliamo poi delle traduzioni letterarie, che sono delle opere d'arte almeno quanto gli originali. Purtroppo ci sono un sacco di cattive traduzioni in giro, e per questo motivo quando posso cerco sempre di leggere i miei autori preferiti in lingua originale. Questa però è una banalità ed è anche un'altra storia. La storia che vi volevo raccontare è invece questa: mi è capitato di recente di comprare Nove Racconti di J.D. Salinger (Einaudi) in italiano, tradotto da Carlo Fruttero. Iniziato a leggerlo, ho riconosciuto subito il primo racconto e mi sono ricordato che, anni addietro, avevo letto For Esmé - with Love and Squalor and other stories (Penguin Books), sempre dello stesso autore, e il volumetto di Einaudi non ne era altro che la traduzione. Sono andato a frugare nella libreria e ho trovato l'originale, quindi mi sono messo a confrontarlo con la versione tradotta. La traduzione è un capolavoro assoluto, quasi entusiasmante la perfezione con cui Fruttero ha reso la prosa di Salinger e ha conservato la bellezza originale di quei racconti. Due parole sul libro: i racconti sono in puro stile Salinger, dialoghi secchi e asciutti che ti sembra di sentirli parlati, più che scritti. C'è follia e commozione, dolore e stupore. C'è il senso preciso dell'infelicità degli adulti e la purezza del mondo dei bambini. Sono nove piccole perle da leggere in un fiato, che ti lasciano un po' di tristezza addosso - ma di quella che fa bene. Nota editoriale: sette dei racconti erano stati pubblicati per la prima volta su The New Yorker, uno su Harper's Magazine e il racconto restante era un inedito. Poi, nel 1953, sono stati raccolti in un volumetto, Nine Stories, da Little, Brown & Co. Sarebbe interessante conoscere la storia dell'edizione italiana (la traduzione di Fruttero è del 1962). Carlo
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