Letture e riletture


27.12.02
Recensione inviata da Nazzareno Mataldi
Urrà, ce l'ho fatta! dopo non so quanti anni (poco meno di dieci, comunque) e tentativi più o meno riusciti di riprenderne la lettura sotto ogni natale, pasqua o ferragosto, ho finalmente portato a termine il musiliano uomo senza qualità... be', portato a termine per modo di dire, perché per poter dominare in modo anche appena appena passabile un mastodonte intellettual-letterario di questa natura chissà quante altre letture e riletture sarebbero necessarie, tenendo anche presente la sua lunga e complessa genesi e il problema degli inediti... è comunque un romanzo - o, se si vuole, antiromanzo - che o si ama visceralmente o si rifiuta in tronco, che ci si sforza di riprendere in mano o si lascia per sempre intonso su uno scaffale... l'atmosfera allucinata, la riduzione della realtà a irrealtà... l'analisi di una società che dietro la sua facciata di ordine sta entrando profondamente in crisi, che si vorrebbe votata all'azione (parallela e non) ma che resta profondamente immobile... la vivisezione di sentimenti e pensieri, l'ironia corrosiva... il tentativo di coniugare anima ed esattezza, aspirazione al trascendente e volontà di chiarezza... l'utopia del saggismo, di una società estatica dove si attui in forma stabile l'esperienza mistica... e una galleria di personaggi indimenticabili: l'uomo senza qualità-ulrich, la sorella agathe, l'assassino moosbrugger, clarisse e walter, diotima e arnheim, rachel e soliman, il capodivisione tuzzi, bonadea, il conte leinsdorf, il generale stumm von bordwehr e molti altri... da una parte sollievo e gioia per essere arrivato alla (pseudo) fine, dall'altra rammarico per non avere a breve il tempo di riprendere in mano un così complesso ma avvincente romanzo saggistico... altre letture (più leggere) reclamano il loro spazio...
nazzareno

Naturalmente si rendeva conto che i due modi in questione d'essere uomini non potevano significare altro che un uomo 'senza qualità' opposto a quello con tutte le qualità possibili in un uomo. L'uno si poteva anche chiamare un nihilista che sogna i sogni di Dio; in contrasto con l'attivista che però nel suo impaziente agire è anche lui una specie di sognatore di Dio, e tutt'altro che un realista che si dà da fare con mondana chiarezza e dinamicità. 'Perché non siamo realisti?' si chiese Ulrich. Non lo erano né lui né lei, su questo da gran tempo i loro pensieri e azioni non lasciavano dubbi; ma nihilisti e attivisti sì, lo erano, e ora l'uno ora l'altro, secondo i casi".
(Robert Musil, L'uomo senza qualità, trad. di Aniha Rho, Torino, Einaudi, 1958, pp. 1090-91)



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