Letture e riletture


14.12.02
Contributo inviato da mariemarion
A nessuno di noi che viva con curiosità questi anni, è sfuggito che è diventato ossessivo l'uso della parola "sistema" e della sua negazione (il "dissenso", la "contestazione"): è una situazione tipica delle società molto avanzate...
L'odio ossessivo, cieco, indiscriminato, totale, intimidatorio verso chi non lo condivide (tale da creare una sorta di conformismo terroristico della contestazione), può essere espresso sinteticamente in una nozione-guida, le cui origini dirette sono in Marcuse, per cui il "sistema" finisce sempre con l'assimilare tutto, con l'integrare ogni "possibile" diversità naturale o contestazione razionale ecc. Questa nozione, fondamentalmente giusta, si è irrigidita, ripeto, in una specie di formula ossessiva, che rende insieme furenti e impotenti... Tuttavia anche a chi mi dicesse: "Ma il sistema, assimilando ciò che gli si oppone e gli è diverso, si migliora e quindi si rafforza", risponderei: "tanto meglio. È dalla democrazia che nasce la democrazia. Il sistema si dichiara democratico ma lo è falsamente. Bisogna lottare per una serie di assimilazioni, da parte del sistema, delle idee e delle opere di chi lotta per la democrazia. E solo sulla democrazia si può fondare il socialismo. Bisogna lottare contemporaneamente per queste due cose (purché non si lotti per la socialdemocrazia, che è cosa peggiore di tutte)".

3 settembre 1968
Pier Paolo Pasolini, Il caos, Editori Riuniti, una serie di avvenimenti dal '68 al '70 scanditi da un discorso serrato e lucido fatto di attacchi polemici e riflessioni problematiche. Un "discorso al pubblico" scandito settimanalmente sulla rivista Tempo, con il titolo della rubrica che lo ospitò allora, Il caos occupa un posto ben preciso nell'itinerario pasoliniano. Esso segna, in particolare, una fase di acuta crisi e di illuminanti prese di coscienza... (dalla quarta di copertina del libro).
mariemarion




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