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7.9.02
Contributo inviato da matteoc
Shanghai. Da questa città ci si aspetta fascino orientale e misticismo. In Shanghai Baby di Zhou Weihui la città cinese diventa invece identica ad una qualsiasi metropoli europea, non priva di un profumo antico, ma dominata dalla modernità. E in questa modernità si muove la protagonista, una scrittrice alle prese col mondo e con due uomini. C'è qualcosa che disturba e affascina in Shanghai Baby di Zhou Weihui. Disturba il mondo metropolitan-fighetto che viene descritto così superficialmente. Disturba la traduzione italiana, che pur potendo essere peggiore, rende il testo più spigoloso del necessario (la ripetizione di "numeroso" e "innumerevole" può causare gravi danni neuronali, ma la traduttrice presumibilmente è cinese ed è quindi scusata; l'editore italiano, Rizzoli, invece di scusanti non ne ha). Disturba la trama, quella di una ragazza in bilico tra due uomini che rappresentano senza vie di mezzo da un lato l'amore puro e dall'altro il puro sesso. Disturba il fatto che la protagonista del libro stia scrivendo essa stessa un libro. Ma tutto questo in Zhou Weihui affascina, oltre a disturbare. Gli amici di Cocò (così si fa chiamare la protagonista) si manifestano nei momenti sociali di una Shanghai resa identica a Parigi o a Berlino, tra vernissage e discoteche trendy. Al di fuori di questo mondo patinato ci sono i suoi due amori. Da un lato Tantian, alto, angelico e impotente, è destinatario di un amore puro, non intaccato dal sesso, dall'altro Mark, affascinante businessman occidentale, rappresenta la passione fisica, sfrenata e libera. Seppure tra le troppe immagini, sempre introdotte da stucchevoli "come un" o "come dei", l'autrice riesce a portarti in un mondo forse banale, ma non semplice. Nell'epilogo ci confida il carattere semi-autobiografico dell'opera, dando credito alla sensazione che i personaggi di cui è circondata Cocò siano solo riflessi di componenti della sua personalità. Se si supera la noia delle prime cento pagine la storia inizia a vivere e il finale si fa leggere. L'importante è non fare caso alle mille citazioni che l'autrice mette all'inizio di ogni capitolo e in cui si deduce che il suo sforzo di imitare Henry Miller e i poeti beat è del tutto inutile, farebbe meglio ad abbassare il tiro e mirare ad autori più vicini alla sua sensibilità come l'orrendo Bret Easton Ellis. Il grande successo della giovane autrice cinese non è da attribuirsi alla qualità del suo testo quanto alla censura cinese che le ha portato notorietà in patria e nel mondo. Altrimenti probabilmente non ne avremmo mai sentito parlare. matteoc
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